Marco Boato - attività politica e istituzionale | ||||||||||||||||
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Trento, 13 dicembre 2008 La reazione di Lorenzo Dellai all'indagine sui rifiuti tossici aperta dalla Procura di Trento non è piaciuta al leader dei Verdi trentini, Marco Boato. «Infilare la testa sotto la sabbia non serve a niente — attacca Boato —, il caso della Magnadora dovrebbe averlo insegnato». «Dell'aspetto penale se ne sta occupando la magistratura — osserva l'ex parlamentare —, ma alcune responsabilità amministrative mi pare che siano già emerse. Il quadro non è certo positivo: l'Appa, il servizio rifiuti della Provincia e il Comune di Roncegno paiono aver mancato di assolvere al loro ruolo di controllo. Gli unici che risultano avere fatto il proprio dovere sembrano essere stati i funzionari del Comune di Trento». Ad avere particolarmente colpito Boato è stata la reazione di un funzionario provinciale (Gardelli, ndr) alla notizia dei sospetti sul contenuto dei carichi diretti a Marter avanzati dalla dottoressa Forti, del Comune di Trento. «Sentire che questo funzionario si permette di dare della "deficiente" alla collega del Comune di Trento in una conversazione, per quanto privata, con colui che ora risulta il responsabile degli illeciti, sorprende e non certo in positivo ». Boato non è tenero nemmeno con il Comune di Roncegno. «È inimmaginabile — nota — che di fronte ai sospetti e agli allarmi della popolazione, l'amministrazione sia rimasta immobile, quando avrebbe potuto invece richiedere che venissero fatti i dovuti accertamenti». Per il presidente dei Verdi «è evidente che il sistema di controllo della Provincia non ha funzionato. Capisco che Dellai voglia tutelare l'amministrazione, ma questo può avvenire anche richiamandola alle proprie responsabilità. Nascondere la testa sotto la sabbia non serve a nulla. Dire, come avvenne per la magnadora, che è tutto inventato non è una reazione adeguata». Preoccupante, per Boato, anche la decisione della Procura di servirsi della forestale di Vicenza. «Il segno della preoccupazione che vi potesse essere una rete di disattenzione e di omertà». C'è poi il linguaggio usato nelle conversazioni telefoniche intercettate e i modi di rapportarsi dei funzionari con gli indagati. «Emerge un eccesso di familiarità, già notato in altre recenti vicende». |
MARCO BOATO |
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